C’era una volta una nuvoletta primaverile, di quelle candide e setose come lo zucchero filato, che dalle montagne dell’Appenino tosco emiliano iniziava il suo viaggio verso il mare. Era pronta a sorvolare le nostre città accompagnata dagli uccellini e spinta da un vento caldo e piacevole. Voleva vedere le spiagge che in quel periodo cominciavano a colmarsi di famiglie, anziani, adolescenti e di allegria spensierata. Non vedeva l’ora di riempirsi di acqua, per rilasciare quella pioggia leggera che rendeva le vegetazione rigogliosa e colorata e donava un po’ di pace a tutte le creature, non più abituate a quel caldo insistente. Sperava di potersi colorare di rosa, giallo e arancione più volte possibile per donare agli uomini tramonti e albe indimenticabili. 

Ma la nuvoletta, sorvolando la prima città, la trova deserta: qualche macchina che sfreccia sulle strade, un serio imprenditore costretto a recarsi in ufficio e alcuni poliziotti per un giro di ricognizione… la soffice nuvoletta continua il viaggio, ancora allegra e speranzosa. 

Il suo percorso le mostra solo sentieri, parchi, piazze e luoghi abbandonati, scopre che non c’è più nessun bambino a indicarla per indovinare che forma ha o per immaginare a che dinosauro assomiglia. L’unico suono che riesce a sentire è quello delle sirene delle ambulanze, lontano e debole o chiaro e assordante, ma che rende la nuvoletta sempre più grigia e pesante. Neanche gli uccellini le donano conforto, era sempre stata abituata a vedere gli uomini correre, passeggiare, cadere, ridere, piangere, stare insieme… vivere, ora riesce solo a scorgerli dalla finestra tristi e malinconici. 

Ormai la nuvoletta giunta a spiaggia, vede solo distese di sabbia senza vita, gli sgargianti aquiloni non la sfiorano più. Nota che anche ai pesciolini, che venivano solo infastiditi dalle nuotate degli uomini, manca ricevere le attenzioni da quegli occhi resi enormi dalle maschere dei bambini. Ma la nuvoletta le maschere le vede ancora, sono diventate obbligatorie e il simbolo della reclusione. 

La nuvoletta vuole trasformarsi in tante piccole goccioline d’acqua e smetterla di vedere tutta quella desolazione, è stanca di non riuscire a scorgere speranza, non si diverte, si sente pesante, sta per dissolversi… quando vede una ragazza ferma su una scogliera che guarda il cielo, anzi non il cielo, sta guardando proprio la nuvoletta. La giovane, però, comincia a bagnarsi: stava piovendo, la nuvoletta stava scomparendo. Ma il sole era alto nel cielo e le goccioline della nuvoletta sono calde, piacevoli e danno vita all’arcobaleno più colorato che la ragazza avesse mai visto.

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Written by Alice
Piacere, Alice... sono una sedicenne che ama raccontare se stessa e ciò che più le interessa! Frequento il liceo classico, mi piace scrivere e ogni tanto scarabocchio qualcosa tentando di mettere un po’ a posto il disordine che regna quotidianamente nella mia testa, anche perché quello della mia camera ormai é irrecuperabile.